La tradizione italiana attribuisce al mese di Marzo un'importanza cruciale: nell mitologia romana Marzo deriva da Martius, il famoso dio della guerra che diede i natali a Romolo e Remo con la vestale Rea Silvia. Il calendario romano infatti, iniziava proprio nel mese di marzo, dando principio all’anno sacro, ai raccolti primaverili e al risveglio della natura.
Da secoli, in Italia, si tramandano riti propiziatori legati a questo mese e al graduale avvicinarsi della primavera. Il rito sicuramente più diffuso in tutto lo stivale è quello del Falò di San Giuseppe.
San Giuseppe, secondo la religione cattolica archètipo del padre in quanto sposo di Maria, si festeggia il 19 marzo, che coincide con la festa del papà. In questa data in tutta Italia si tiene il rito propiziatorio dell’iniziazione della primavera, in prossimità dell’equinozio. Il rito ha radici pagane, che si sono fuse successivamente con quelle cristiane.
Dopo questa breve introduzione storico-mitologica vi racconto in cosa consiste il suggestivo falò che ogni zona d’Italia ha personalizzato secondo usi e costumi locali.
La tradizione più diffusa consiste nel bruciare in piazza un fantoccio, generalmente di paglia, che rappresenta una “vecchia” (metaforicamente l’inverno). Il fuoco rappresenta distruzione e rinascita, ha una valenza sia di fine che di inizio. I falò sono spesso accompagnati da danze, canti e cibo e si protraggono per tutta la notte a cavallo tra il 18 e il 19 marzo.
In Basilicata, ad esempio, vengono accesi numerosi fuochi di ceppi di legno. Ogni rione (piccolo quartiere del paese) tenta di creare la più alta colonna di ceppi di legno: chi brucia il fuoco più alto, vince. Le ceneri del rogo vengono raccolte dalle famiglie e gettate nel camino come segno di buona fortuna.
A Pitigliano, in Toscana, si tiene la festa della Torciata di San Giuseppe, l'avvenimento più sentito dell'anno dalla popolazione locale. I torciatori, una quarantina di uomini incappucciati da un saio, camminano in processione con le loro fiaccole, risalendo il paese. Una volta raggiunta la piazza gremita, le fascine vengono accese e si dà fuoco all'invernaccio, un pupazzo di legnetti.
Ciò che accomuna ogni regione italiana, oltre al rito del fuoco, è la condivisione di cibo tradizionale tra cui le famose Zeppole di San Giuseppe del Sud, le frittelle del Nord e il pane creato nei modi più svariati, che rappresenta abbondanza e prosperità.
La magia del falò, in quanto simbolo di convivialità e prosperità, trasforma la rigidità dell'inverno in una rinascita e in un passaggio alla stagione della fioritura e dei successivi raccolti. Un'occasione che conferma la centralità e la sacralità della condivisione e del folclore.
Falò
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dartmouth Bon fire
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Romina Menichelli is a contributing writer for Italian Portland. She lives & writes in bella Italia.