PIZZA, PINSA E FANTASIA

by Romina Menichelli

Provate a domandare a qualcuno: quale è il cibo italiano più famoso? Praticamente tutti risponderanno: la pizza!

Diffusa da decenni nel mondo, la pizza è probabilmente, oltre al più famoso, anche il cibo più amato, perché versatile, pratico, buonissimo.

Eppure, recentemente in Italia (e anche in qualche Paese estero), si sta diffondendo moltissimo una versione “alternativa” della pizza: la pinsa romana.

La pinsa, croccante fuori e soffice dentro, ha molte differenze con la pizza e un’origine che oscilla tra mito, realtà e abile operazione di marketing.

Il nome deriva dal latino pinsere, che significa allungare, schiacciare. Infatti, prima caratteristica della pinsa è la sua forma ovale allungata, che la differenzia dalla pizza tipicamente rotonda. Questa forma sembra derivasse dalla necessità pratica di utilizzare la pietanza come vassoio, per servire carne in umido e altri cibi succosi. Trattandosi di una base piuttosto secca, quindi difficile da masticare, il succo dei cibi posti sopra, permetteva di inumidirla e renderla più commestibile.

Secondo la tradizione contadina, la pinsa nacque da avanzi di farine poco lavorate (che non si potevano rivendere sul mercato) con l’aggiunta di lievito madre.

Inizialmente, le farine utilizzate erano orzo, farro, miglio, cereali di vario tipo e il condimento a base di erbe aromatiche selvatiche. La ricetta fu in seguito perfezionata utilizzando farina di frumento con soia e riso. Il lievito madre e un’alta percentuale di acqua, oltre alla lavorazione rigorosamente a mano, sono le principali caratteristiche della ricetta base.

La pizza ha, invece, solo farina 0 o 00 e una minore percentuale di acqua, che la rende differente in quanto a consistenza e lievitazione.

Altra origine della pinsa sembra derivare addirittura dall’Eneide (tra il I e il II sec. a.C.), in cui Virgilio, nel libro VII, descrive un cibo offerto dai contadini locali ai viaggiatori stanchi. Proprio ad Enea fu offerta questa focaccia allungata, come pasto dopo il suo viaggio.

“Eran su l’erba agiati; e, come avviso

Creder si dee che del gran Giove fosse,

Avean poche vivande; e quelle poche

Gran forme di focacce e di farrate

In vece avean di tavole e di quadre,

E la terra medesma e i solchi suoi

Ai pomi agresti eran fiscelle e nappi.”

Non sappiamo se le citate origini della pinsa romana siano reali, ma certamente sono affascinanti e ci piace credere che questa deliziosa focaccia allungata, sia stata addirittura l’antenata della più famosa pizza.

Ciò che sappiamo con certezza, però, è che un esperto tecnico di panificazione romana, Corrado Di Marco, è riuscito a riportare abilmente sul mercato la pinsa, forse inventando tutta la storia delle sue origini, ma comunque permettendo la diffusione di ben oltre 5.000 pinserie in tutto il mondo!

Di seguito la ricetta originale della pinsa romana:

400 grammi di farina per pinse (mix di farina 00, farina di riso e farina di soia)

300 grammi di acqua

80 grammi di pasta madre (ottenuta da un rinfresco di 4 ore prima)

1 cucchiaio di olio evo

1 cucchiaio di sale

La pinsa, grazie alla sua consistenza, permette di essere condita davvero in ogni modo, quindi liberate la fantasia!

*pinsa photos below by: Romina Menichelli

Romina Menichelli is a contributing writer for Italian Portland. She lives & writes in bella Italia.